Ancora su Catullo 55, 9
(Latomus, 69 (2010): pp. 1105-1106)
Il testo catulliano riprodotto segue R. A. B. Mynors (ed.), C. Valerii Catulli Carmina, Oxonii, 1958 (per la verifica della tradizione manoscritta abbiamo consultato anche F. Della Corte (ed.), Catullo. Le poesie, [Milano], 1977 [2003]):
6 in Magni simul ambulatione
femellas omnes, amice, prendi,
quas uultu uidi tamen sereno.
9 † auelte †, sic ipse flagitabam,
10 Camerium mihi pessimae puellae.
In una nota catulliana dedicata al v. 55, 9 abbiamo avanzato auellistis ita per sanare il verso corrotto (cf. Li Song-Yang, Nota a Catull. 55, 9: una nuova congettura in GIF 59, 2007, p. 103-106). Seguendo in questa sede la communis opinio della critica, che presuppo-ne l’ellissi del verbo reggente Camerium mihi (vedi però J. Foster, Catullus, 55. 9-12 in CQ 21, 1971, p. 186; W. A. Camps, Critical and exegetical notes in AJPh 94, 1973, p. 131-132; G. Giardina, Contributi di critica testuale: da Catullo alla Historia Augusta, Roma, 2003, p. 5, 17), proponiamo una nuova congettura, che consiste nel correggere auelte in at certe:
at certe sic ipse flagitabam:
‘Camerium mihi! pessimae puellae!’
Citiamo subito tre passi catulliani a sostegno di at certe: 10, 14-16: ‘at certe tamen,’ inquiunt ‘quod illic / natum dicitur esse, comparasti / ad lecticam homines.’ […]; 65, 11: aspiciam posthac? at certe semper amabo; 66, 25-26: […] at <te> ego certe / cognoram a parua uirgine magnanimam. Per l’uso complessivo di at (36 volte, 21 all’inizio di verso) e di certe (10 volte) in Catullo si veda M. N. Wetmore, Index uerborum Catullianus, New Haven, 1912, p. 9, 15. At certe costituisce la normale base spondaica nel v. 10, 14, proprio come nel v. 55, 9 da noi emendato. Si noti inoltre che F. Handius corresse auelte in at uel te.
L’uso ipotetico di at nel nostro passo può essere giustificato dal v. 8: quas uultu uidi tamen sereno. Con at certe i vv. 7-10 si traducono come segue: (per poter ritrovarti), amico mio, ho abbordato tutte le donnine che pure vidi serene nel volto — cioè estranee dalla tua scomparsa —, ma senz’altro io così reclamavo: ‘(Ridatemi) il mio Camerio, ragazzacce infami!’ (Il senso del v. 8 ci pare chiaro, anche se il testo è poco sicuro: sereno β : serenas δ serena V. Vedi però M. Lenchantin de Gubernatis (ed.), Il Libro di Catullo, Torino, 1928 [1988], p. 96; J. F. Killeen, Catullus c. 55 in SicGymn 29, 1976, p. 261). Catullo, consapevole dell’inutilità della sua azione, apostrofa nondimeno le innocenti puellae: at certe potrebbe rendere più percepibile lo stato d’animo del Poeta.
Sarebbe spiegabile la corruzione da atcerte ad auelte: non abbiamo trovato, è vero, un altro esempio di mutamento di tc in u nei codici catulliani, però, la t potrebbe essere presa per c — un errore molto facile, cioè at sarebbe stato letto per ac —, e poi da cc in u (è anche possibile il passaggio diretto da tc a u); quanto all’alternanza di r e l cf. 6, 8 : fragrans : flagrans (V), 33, 4 : uoraciore : uolantiore (G2 R2 m), 66, 83 : colitis : queritis (R), 68, 144 : fragrantem : flagrantem (V).
Una parola, infine, sulla presunta ellissi del verbo: forse proprio per questa particola-rità, nonché per il colorito termine pessimae, il Poeta ha usato sicnel v. 9.
Li Song-Yang
Il testo catulliano riprodotto segue R. A. B. Mynors (ed.), C. Valerii Catulli Carmina, Oxonii, 1958 (per la verifica della tradizione manoscritta abbiamo consultato anche F. Della Corte (ed.), Catullo. Le poesie, [Milano], 1977 [2003]):
6 in Magni simul ambulatione
femellas omnes, amice, prendi,
quas uultu uidi tamen sereno.
9 † auelte †, sic ipse flagitabam,
10 Camerium mihi pessimae puellae.
In una nota catulliana dedicata al v. 55, 9 abbiamo avanzato auellistis ita per sanare il verso corrotto (cf. Li Song-Yang, Nota a Catull. 55, 9: una nuova congettura in GIF 59, 2007, p. 103-106). Seguendo in questa sede la communis opinio della critica, che presuppo-ne l’ellissi del verbo reggente Camerium mihi (vedi però J. Foster, Catullus, 55. 9-12 in CQ 21, 1971, p. 186; W. A. Camps, Critical and exegetical notes in AJPh 94, 1973, p. 131-132; G. Giardina, Contributi di critica testuale: da Catullo alla Historia Augusta, Roma, 2003, p. 5, 17), proponiamo una nuova congettura, che consiste nel correggere auelte in at certe:
at certe sic ipse flagitabam:
‘Camerium mihi! pessimae puellae!’
Citiamo subito tre passi catulliani a sostegno di at certe: 10, 14-16: ‘at certe tamen,’ inquiunt ‘quod illic / natum dicitur esse, comparasti / ad lecticam homines.’ […]; 65, 11: aspiciam posthac? at certe semper amabo; 66, 25-26: […] at <te> ego certe / cognoram a parua uirgine magnanimam. Per l’uso complessivo di at (36 volte, 21 all’inizio di verso) e di certe (10 volte) in Catullo si veda M. N. Wetmore, Index uerborum Catullianus, New Haven, 1912, p. 9, 15. At certe costituisce la normale base spondaica nel v. 10, 14, proprio come nel v. 55, 9 da noi emendato. Si noti inoltre che F. Handius corresse auelte in at uel te.
L’uso ipotetico di at nel nostro passo può essere giustificato dal v. 8: quas uultu uidi tamen sereno. Con at certe i vv. 7-10 si traducono come segue: (per poter ritrovarti), amico mio, ho abbordato tutte le donnine che pure vidi serene nel volto — cioè estranee dalla tua scomparsa —, ma senz’altro io così reclamavo: ‘(Ridatemi) il mio Camerio, ragazzacce infami!’ (Il senso del v. 8 ci pare chiaro, anche se il testo è poco sicuro: sereno β : serenas δ serena V. Vedi però M. Lenchantin de Gubernatis (ed.), Il Libro di Catullo, Torino, 1928 [1988], p. 96; J. F. Killeen, Catullus c. 55 in SicGymn 29, 1976, p. 261). Catullo, consapevole dell’inutilità della sua azione, apostrofa nondimeno le innocenti puellae: at certe potrebbe rendere più percepibile lo stato d’animo del Poeta.
Sarebbe spiegabile la corruzione da atcerte ad auelte: non abbiamo trovato, è vero, un altro esempio di mutamento di tc in u nei codici catulliani, però, la t potrebbe essere presa per c — un errore molto facile, cioè at sarebbe stato letto per ac —, e poi da cc in u (è anche possibile il passaggio diretto da tc a u); quanto all’alternanza di r e l cf. 6, 8 : fragrans : flagrans (V), 33, 4 : uoraciore : uolantiore (G2 R2 m), 66, 83 : colitis : queritis (R), 68, 144 : fragrantem : flagrantem (V).
Una parola, infine, sulla presunta ellissi del verbo: forse proprio per questa particola-rità, nonché per il colorito termine pessimae, il Poeta ha usato sicnel v. 9.
Li Song-Yang